trenino-verde_ND3_8822Una ragione per cui vale la pena vivere, uno dei modi migliori e di certo indimenticabili per entrare nel cuore del nostro mondo è fare un viaggio sul cosiddetto Trenino Verde: un mezzo sbuffante d’altri tempi che si inerpica tra montagne, laghi e ponti, toccando le stazioni di numerosi paesini o anche vecchie case cantoniere disseminate in una natura aspra e autentica capace di mozzare il fiato all’animo più insensibile.

Grotte, nuraghi, tacchi calcarei, montagne di granito, foreste incontaminate, fauna selvatica, cascate, centri storici… quattrocento chilometri di linea ferroviaria attraverso un territorio ricco di vegetazione dove la strada ferrata e gli elementi che compongono quadro e cornice sembrano far parte da sempre del paesaggio, perfettamente inseriti in un contesto ambientale unico. Un passeggero illustre del Trenino Verde fu lo scrittore inglese David H. Lawrence, che con la moglie Frieda soggiornò in diverse località italiane e anche in Sardegna. Il convoglio ferroviario si sposta ancora oggi a una tale velocità che sarebbe meglio definirla “lentezza ideale”, consentendo al viaggiatore di godersi perfettamente lo scenario che intorno pigramente cambia a mano a mano che il treno avanza. Sarà necessario e comunque inevitabile trattenere il respiro: siete avvisati.

Il percorso

L’itinerario che vi proponiamo parte da Mandas, a 5 chilometri da Escolca, e attraversa un incredibile scenario toccando i comuni di Orròli, Nurri, Villanovatùlo, Esterzìli, Sàdali, Seùi, Ussàssai, Gàiro, Villagrande Strisàili, Àrzana, Lanusèi, Elini e Tortolì sino a raggiungere Arbatax sulla costa orientale. Questa tratta, da molti considerata non a torto la linea ferroviaria più bella del mondo, tocca molti paesi montani dalle case in pietra; oltrepassa valli, campagne, boschi, vigne, in uno spettacolo di fuochi d’artificio di colori e profumi. Percorre il versante sud del Gennargentu, il massiccio montuoso più importante della Sardegna (Punta La Marmora, 1834 m), ricco di foreste e di fauna selvatica, assolutamente integro, con tavolati e torrioni calcarei che conferiscono al territorio l’aspetto magnifico, fiero e malinconico, di un massiccio… sontuoso. È abitato da una fauna variegata che comprende − fra gli altri − cinghiali, mufloni, grifoni e cervi. Ovviamente è il posto ideale per escursioni montane, trekking, speleologia e naturalismo.

Foreste di Bettili e di Montarbu. Dalla fermata montana di Bettili si può raggiungere il lago del Flumendosa attraverso un sentiero. Dalla fermata di San Gerolamo, tra Seui e Gairo, si possono organizzare escursioni nella riserva naturale di Montarbu (letteralmente: “monte bianco”), ricca di sorgenti e di fauna selvatica, in un’esplosione di profumi e colori che si fondono nella più vasta varietà di verde, nella quiete quasi assordante interrotta solo dallo stormire delle fronde o dagli animali che si possono scorgere: cervi, cinghiali, daini, mufloni.

Grotta Is Janas presso Sadali. Secondo una leggenda la grotta era la dimora di tre janas, un po’ fate e un po’ streghe. Risalta per le dimensioni delle sue concrezioni calcaree bianche e per l’ingresso rettangolare immerso in una rigogliosa foresta di lecci. Anche in territorio di Seui ci sono grotte, alcune perfino inesplorate e talvolta ospitanti specie animali endemiche, mentre nel paese è possibile fare una visita alle suggestive e inquietanti carceri spagnole (struttura del XVII sec. con celle e ambienti ancora integri) e al piccolo museo etnografico in una palazzina Liberty del 1905.